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Deutsch Italienisch Der Prosatext im heutigen Standarditalienisch:
Vierunddreißigstes Kapitel Trentesimo quarto capitolo

An dem Tage, da eben ein Jahr erfüllt war, seit diese Herrin eine Bürgerin des ewigen Lebens geworden, saß ich und zeichnete, ihrer gedenkend, einen Engel auf ein paar Täfelein, und während ich so zeichnete, wandte ich die Augen und sah mir zur Seite einige Männer, denen mich höflich zu bezeigen die Pflicht gebot. Sie betrachteten meine Arbeit, und, wie mir nachher gesagt ward, hatten sie schon einige Zeit dagestanden, bevor ich ihrer ansichtig geworden. Als ich sie nun sah, erhob ich mich, grüßte sie und sprach: „Jemand anderes war soeben bei mir, und darum saß ich also in Gedanken.“ Sie entfernten sich darauf, und ich kehrte an meine Arbeit, das Zeichnen, zurück; und alsbald, während ich noch damit beschäftigt war, kam mir der Gedanke, ihr gleichsam zum Jahresgedächtnis einige Reime zu sprechen und sie an diejenigen zu richten, die soeben von mir gegangen waren. Und so sprach ich das Sonett, welches anhebt: „Zwiesprach mit meiner Seele ...“

Achtzehntes Sonett

Erster Anfang

Zwiesprach mit meiner Seele hielt die milde,
Die nun in Gottes Glanz verklärte Maid,
Die er berufen hat zur Herrlichkeit
Marias in die seligen Gefilde.

Zweiter Anfang

Zwiesprach mit meiner Seele hielt die milde,
Die von der Liebe noch beklagte Maid,
Als ihr, durch sie gelockt, erschienen seid,
Um zu betrachten, was ich schuf im Bilde.

Da blühte auf in meiner Brust Gefilde
Die Liebe, wie ein Strauch zur Frühlingszeit.
Sie rief: Ihr Seufzer flieht! – Ungern bereit
Flohn klagend sie die Brust, die trübsalswilde.

Und weinend schieden sie, zusammenklingend
In einen Wehlaut, der die Brust zerreißt,
Mir bittre Tränen in die Augen zwingend.

och die da flohn mit kläglichstem Gestöhn,
Die riefen: Heut, o du verklärter Geist,
Weilst du seit einem Jahr in Himmelshöhn!

In quello giorno nel quale si compiea l'anno che questa donna era fatta de li
cittadini di vita eterna, io mi sedea in parte ne la quale, ricordandomi di lei, disegnava uno angelo
sopra certe tavolette; e mentre io lo disegnava, volsi li occhi, e vidi lungo me uomini a li quali si
convenia di fare onore. E riguardavano quello che io facea; e secondo che me fu detto poi, elli
erano stati già alquanto anzi che io me ne accorgesse. Quando li vidi, mi levai, e salutando loro
dissi: «Altri era testé meco, però pensava». Onde partiti costoro, ritornàimi a la mia opera, cioè del
disegnare figure d'angeli: e facendo ciò, mi venne uno pensero di dire parole, quasi per annovale, e
scrivere a costoro li quali erano venuti a me; e dissi allora questo sonetto, lo quale comincia: "Era
venuta". Lo quale ha due cominciamenti, e però lo dividerò secondo l'uno e secondo l'altro. Dico
che secondo lo primo, questo sonetto ha tre parti: ne la prima, dico che questa donna era già ne la
mia memoria; ne la seconda, dico quello che Amore però mi facea; ne la terza, dico de gli effetti
d'Amore. La seconda comincia quivi: "Amor che"; la terza quivi: "Piangendo uscivan for". Questa
parte si divide in due: ne l'una dico che tutti li miei sospiri uscivano parlando; ne la seconda dico
che alquanti diceano certe parole diverse da gli altri. La seconda comincia quivi: "Ma quei". Per
questo medesimo modo si divide secondo l'altro cominciamento, salvo che ne la prima parte dico
quando questa donna era così venuta ne la mia memoria, e ciò non dico ne l'altro.

"Primo cominciamento"
Era venuta ne la mente mia
la gentil donna che per suo valore
fu posta da l'altissimo Signore
nel ciel de l'umiltate, ov'è Maria.

"Secondo cominciamento"
Era venuta ne la mente mia
quella donna gentil cui piange Amore.
Entro 'n quel punto che lo suo valore
vi trasse a riguardar quel ch'eo facia.

Amor che ne la mente la sentia,
s'era svegliato nel destrutto core,
e diceva a' sospiri: «Andate fore»;
per che ciascun dolente si partia.

Piangendo uscivan for de lo mio petto
con una voce che sovente mena
le lagrime dogliose a li occhi tristi.

Ma quei che n'uscian for con maggior pena,
venian dicendo: «Oi nobile intelletto,
oggi fa l'anno che nel ciel salisti».

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