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Deutsch Italienisch Der Prosatext im heutigen Standarditalienisch:
Achtunddreißigstes Kapitel Trentesimo ottavo capitolo

Indessen ward mir der Anblick dieser Frau abermals in so neuer Weise, dass ich ihrer oft gedachte als einer, die mir über die Maßen gefiel. Und ich gedachte ihrer also: „Sie ist eine adelige, schöne, junge und verständige Frau, und vielleicht auf Minnes Geheiß erschienen, auf dass mein Leben zur Ruhe komme.“ Und zu vielen Malen geschah solches mit größerer Liebe, also, dass das Herz in sich, das heißt, in seinem Urteile beistimmte. Aber wenn ich solche Beistimmung hatte, erwog ich alles, wie auf Antrieb der Vernunft, aufs neue, und sagte bei mir selber: „Wehe, welch ein Gedanke ist das, der so nichtswürdiger Art mich trösten will und anderes mir nicht zu denken erlaubt?“ – Darauf erhob sich wiederum ein anderer Gedanke; der sprach zu mir: „Dein Herzeleid ist so groß gewesen; warum doch willst du so herber Not dich nicht entziehen? Du siehst, dies ist ein Hauch, der uns der Minne Wünsche zuführt und von einem so preiswürdigen Orte kommt, als die Augen der Dame sind, die sich uns also mitleidig erwiesen hat.“ Als ich nun solchen Kampf zu verschiedenen Malen in mir bestanden hatte, wollte ich auch davon einiges sprechen, und weil in dem Kriege der Gedanken diejenigen gesiegt hatten, die zu der Frauen Gunsten gesprochen, so glaubte ich, es zieme sich, meine Worte an sie zu richten, und ich sprach ein Sonett, dessen Anfangsworte heißen: „Ein liebliches Gedenken.“

Zweiundzwanzigstes Sonett

Ein liebliches Gedenken, alle Sinne
Beglückend, weilt bei Euch so manche Stunde;
Es redet mir von zärtlichsüßer Minne –
Nicht ungern lauscht das Herz so froher Kunde.

Die Seele spricht: „O Herz, aus welchem Grunde
Wird denn dein Schmerz so bald des Trostes inne?
Steht mit so großen Mächten er im Bunde?
Dient sonst uns kein Gedanke zum Gewinne?“

Das Herz erwidert: O besorgte Seele,
Ein neuer ist’ s, ein starker Geist der Liebe,
Der Sehnsucht in mir wachruft, so zu wollen!

Es wurzeln diese frischen Lebenstriebe
Im schönen Auge der Erbarmungsvollen,
Die tief es rührt, dass nie der Schmerz mir fehle.

Ricovròmi la vista di quella donna in sì nuova condizione, che molte volte ne
pensava sì come di persona che troppo mi piacesse; e pensava di lei così: «Questa è una donna
gentile, bella, giovane e savia, e apparita forse per volontade d'Amore, acciò che la mia vita si
riposi». E molte volte pensava più amorosamente, tanto che lo cuore consentiva in lui, cioè nel suo
ragionare. E quando io avea consentito ciò, e io mi ripensava sì come da la ragione mosso, e dicea
fra me medesimo: «Deo, che pensero è questo, che in così vile modo vuole consolare me e non mi
lascia quasi altro pensare?». Poi si rilevava un altro pensero, e dicea a me: «Or tu se' stato in tanta
tribulazione, perché non vuoli tu ritrarre te da tanta amaritudine? Tu vedi che questo è uno
spiramento d'Amore, che ne reca li disiri d'amore dinanzi, ed è mosso da così gentil parte, com'è
quella de li occhi de la donna che tanto pietosa ci s'hae mostrata». Onde io avendo così più volte
combattuto in me medesimo, ancora ne volli dire alquante parole; e però che la battaglia de'
pensieri vinceano coloro che per lei parlavano, mi parve che si convenisse di parlare a lei; e dissi
questo sonetto, lo quale comincia: "Gentil pensero"; e dico 'gentile' in quanto ragionava di gentile
donna, ché per altro era vilissimo.
In questo sonetto fo due parti di me, secondo che li miei pensieri erano divisi. L'una parte chiamo
'cuore', cioè l'appetito; l'altra chiamo anima, cioè la ragione; e dico come l'uno dice con l'altro. E
che degno sia di chiamare l'appetito cuore, e la ragione anima, assai è manifesto a coloro a cui mi
piace che ciò sia aperto. Vero è che nel precedente sonetto io fo la parte del cuore contra quella de
li occhi, e ciò pare contrario di quello che io dico nel presente; e però dico che ivi lo cuore anche
intendo per lo appetito, però che maggiore desiderio era lo mio ancora di ricordarmi de la
gentilissima donna mia, che di vedere costei, avvegna che alcuno appetito n'avessi già, ma leggero
parea: onde appare che l'uno detto non è contrario a l'altro. Questo sonetto ha tre parti: ne la prima, comincio
a dire a questa donna come lo mio desiderio si
volge tutto verso lei; ne la seconda, dico come l'anima, cioè la ragione, dice al cuore, cioè a lo
appetito; ne la terza dico come le risponde. La seconda parte comincia quivi: "L'anima dice"; la
terza quivi: "Ei le risponde".

Gentil pensero che parla di vui,
sen vene a dimorar meco sovente,
e ragiona d'amor sì dolcemente,
che face consentir lo core in lui.

L'anima dice al cor: «Chi è costui,
che vene a consolar la nostra mente
ed è la sua vertù tanto possente,
ch'altro penser non lascia star con nui?»

Ei le risponde: «Oi anima pensosa,
questi è uno spiritel novo d'amore,
che reca innanzi me li suoi desiri;

e la sua vita, e tutto 'l suo valore,
mosse de li occhi di quella pietosa
che si turbava de' nostri martìri».

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